"La Bhagavad Gita - l'antico testo indiano yogi - dice che è meglio vivere la propria vita in modo imperfetto piuttosto che vivere in modo perfetto l'imitazione di quella di qualcun'altro. Io adesso ho cominciato a vivere la mia vita. Per imperfetta e disarcolata che sia, mi assomiglia completamente."
Premetto che sono una persona abbastanza spirituale (il che non va
confuso con religiosa. Non sono religiosa, sono spirituale. E' diverso),
e ho letto e leggerò molti saggi relativi alla crescita interiore, alla
spiritualità, alla meditazione, etc etc. Per questo mi ha affascinato
questo libro: avevo visto il film (se facciamo finta di non vedere tutti
gli stereotipi che ci hanno ficcato dentro, è piacevole e a tratti
emozionante), e speravo che quindi il libro da cui è stato tratto (che
non è un romanzo, ma una storia autobiografica) approfondisse il viaggio
spirituale di Elizabeth (Liz) Gilbert attraverso 3 paesi (Italia, India
e Indonesia), in modo da poterne trarre ispirazione.
Ecco, il libro in effetti mantiene questa promessa (e, con mio grande sollievo, senza grossi stereotipi), per cui non dovrei lamentarmi.
Infatti è stato bello leggere del viaggio di Liz, dell'Italia vista attraverso i suoi occhi adoranti (davvero, questa donna ama l'Italia molto più di noi!), della vita in un Ashram indiano, delle bellezze di Bali e di tutte le persone interessanti che ha conosciuto durante questa avventura durata 12 mesi.
L'unico difetto è che è tutto estremamente prodigo di dettagli, sia a proposito dei luoghi, che delle situazioni, che dei pensieri. Esageratamente, direi. Questo rallenta tantissimo il ritmo del libro, e una volta approdata a Bali mi sono ritrovata a guardare in continuazione quante pagine mi mancassero alla fine.
Ecco, il libro in effetti mantiene questa promessa (e, con mio grande sollievo, senza grossi stereotipi), per cui non dovrei lamentarmi.
Infatti è stato bello leggere del viaggio di Liz, dell'Italia vista attraverso i suoi occhi adoranti (davvero, questa donna ama l'Italia molto più di noi!), della vita in un Ashram indiano, delle bellezze di Bali e di tutte le persone interessanti che ha conosciuto durante questa avventura durata 12 mesi.
L'unico difetto è che è tutto estremamente prodigo di dettagli, sia a proposito dei luoghi, che delle situazioni, che dei pensieri. Esageratamente, direi. Questo rallenta tantissimo il ritmo del libro, e una volta approdata a Bali mi sono ritrovata a guardare in continuazione quante pagine mi mancassero alla fine.
Se sono
contenta di averlo letto? Sì, ci sono alcune considerazioni interessanti
che aiutano a riflettere. Se lo leggerei di nuovo? No, non ce la farei a
riaffrontarlo, una volta è sufficiente a vita, temo.
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