"Tu sei strano, lo sai? Lo sei sempre stato. Lo dicono tutti, fin da quando eri piccolo."
"Sto cercando di non esserlo."
Bello, bello, bello.
L'idea originale era di farmi almeno un giorno di stacco, dopo aver finito David Copperfield, prima di mettermi a leggere un altro romanzo, che avevo già deciso essere il libro di Chbosky, perché la trama mi incuriosiva molto (e anche il titolo, sebbene in italiano non renda: perchè almeno non l'hanno intitolato Ragazzo Tappezzeria?).
Volevo quindi
prendermi una pausa tra un libro e l'altro, ma poi ieri mattina avevo il
Kindle in mano, e ho deciso di leggere le prime righe per farmi
un'idea. È andata a finire che l'ho divorato, e adesso che l'ho finito
mi dispiace, perché Charlie, il protagonista di questo romanzo
epistolare, mi mancherà.
Charlie mi è risultato immediatamente simpatico per due motivi: l'età e i gusti letterari.
Perché all'inizio del libro è il 1991 e Charlie ha 15 anni, e anch'io nel '91 avevo 15 anni (anche se in realtà poi il 24 dicembre ne compie 16, per cui dev'essere del '75, mentre io sono del '76), quindi quando racconta che da piccolo guardava Fantasy Island e Love Boat, e che ha un ricordo legato a M.A.S.H., lo sento vicino perché era quello che guardavamo anche noi quando ero piccola, così quando cita cose come queste un sacco di ricordi mi tornano in mente...
Perché all'inizio del libro è il 1991 e Charlie ha 15 anni, e anch'io nel '91 avevo 15 anni (anche se in realtà poi il 24 dicembre ne compie 16, per cui dev'essere del '75, mentre io sono del '76), quindi quando racconta che da piccolo guardava Fantasy Island e Love Boat, e che ha un ricordo legato a M.A.S.H., lo sento vicino perché era quello che guardavamo anche noi quando ero piccola, così quando cita cose come queste un sacco di ricordi mi tornano in mente...
E per quanto riguarda i gusti
letterari, il primo libro che cita con amore è Il Buio oltre la Siepe, e
il secondo è un romanzo di Fitzgerald che so già che amerò, perché ho
amato moltissimo Il Grande Gatsby (che comunque viene citato successivamente).
Inoltre, simile ad un Holden Caulfield (anch'esso citato) della mia generazione, analizza le persone e la società, ed
esprime riflessioni che non mi sono affatto estranee (come fanno tutte
le riviste di gossip a vendere così tanto? È indubbiamente un grande
mistero. E perché attori già strafamosi e miliardari continuano a fare
film insulsi? - o, aggiungo io, pubblicità idiote? E com'è possibile
essere felici e tristi allo stesso tempo?).
Un'altra cosa che mi è
piaciuta molto: le compilation in cassetta, che mi hanno riportato a un
autore che adoro, Hornby, e in particolare al protagonista del suo Alta
Fedeltà (e anche 500 Days of Summer, che non c'entra
nulla, ma temo che ogni volta che in una storia saltano fuori gli
Smiths, a me verrà sempre in mente quel film meraviglioso. E anche Questa notte mi ha aperto gli occhi di Jonathan Coe, pieno di
citazioni degli Smiths). Le compilation su cassetta personalizzate sono
una cosa che adesso, in un'epoca di mp3 e musica a largo e veloce
consumo, non hanno più un equivalente. Ma io ne conservo ancora dalla
mia adolescenza, con le copertine disegnate a mano, e ricordo ancora che
quando il ragazzo che avevo appena compiuti 16 anni ne fece una per me
(era la prima volta che ne ricevevo una, e lui ci aveva messo
particolare cura a farla) sono esplosa di felicità. Lo considero ancora
oggi uno dei più significativi regali che ho ricevuto in vita mia. Per
cui mi sento molto partecipe di quanto prova Charlie nel preparare la
compilation per Patrick.
Musica e libri punteggiano tutto il romanzo (in particolare i libri, perché l'insegnante di Charlie, Bill, riconoscendo nel ragazzo un'intelligenza e una sensibilità molto spiccate rispetto ai suoi coetanei, gli consiglia diversi titoli da leggere e analizzare per iscritto - tra questi, La Fonte Meravigliosa, che era già nella mia lista di lettura ed è stata promossa a prossimo libro che leggerò), una cosa che di nuovo mi ha ricordato Hornby (seppure i due autori abbiano stili assolutamente diversi) e che comunque in generale tende a conquistarmi.
Ho scoperto solo dopo aver deciso di leggerlo che è una specie di fenomeno di culto e che ne è stato tratto un film con Emma Watson (che devo supporre farà Sam). Domani lo guarderò perché sono curiosissima, ma adesso che Charlie, Sam e Patrick sono entrati a far parte del mio cuore ho anche un po' paura di vederlo, perché ho paura che non vengano trattati bene, che non riescano a rendere la poesia che ho sentito scorrere attraverso le pagine del romanzo.
Ho letto alcune critiche, che il romanzo sarebbe inverosimile o che Charlie è un ingenuo frignone che non ha nessun cambiamento nel corso del romanzo (che copre un arco temporale di un anno).
Non sono d'accordo. È vero che si tratta di un personaggio molto sensibile ed emotivo, ma ha una sua maturazione nel corso del romanzo. Mi ha ricordato la Plath, che cercava il suo posto nel mondo. Anche Charlie, in un certo senso lo fa. Cerca di capire il senso, di trovare il suo posto non tanto nello spazio quanto nel flusso delle cose, di quelle che cambiano e di quelle che alla fine si ripetono costantemente.
"Forse è giusto considerare
le cose in prospettiva, ma a volte credo che l'unica prospettiva sia il
fatto di essere presenti. (...) Perché è ok sentire delle cose. Ed
essere se stessi."
"...piangevo perché, all'improvviso, mi ero reso conto che ero proprio io quello in piedi, nel tunnel, con il vento che gli sferzava il viso. (...) Ed ero presente, davvero. E questo è bastato a farmi provare quella sensazione di infinito."
"...piangevo perché, all'improvviso, mi ero reso conto che ero proprio io quello in piedi, nel tunnel, con il vento che gli sferzava il viso. (...) Ed ero presente, davvero. E questo è bastato a farmi provare quella sensazione di infinito."
Una ulteriore considerazione che ho letto e con la quale non sono d'accordo, è che in molti hanno trovato inverosimile che uno come Charlie, così introverso e problematico, faccia così presto a farsi accettare nel gruppo di quelli fighi. Credo che chi ha pensato questo, non abbia capito un granchè del libro: il gruppo di Patrick, Sam, Mary Elizabeth, Alice e poi Bob e gli altri di certo non è il gruppo cool della scuola, anzi è il gruppo dei disadattati, degli sfigati. Ma ci siete mai stati alle superiori? I disadattati si riconoscono tra loro e fanno gruppo, altrimenti non potrebbero sopravvivere agli altri, è normale che Charlie, che comunque è un ragazzo molto intelligente che sa farsi amare perchè ascolta gli altri e cerca di capirli, venga accolto in questo gruppo.
Un'altra critica con cui non mi sono trovata d'accordo è il fatto che non si capisce perchè il professore lo debba ritenere speciale. Bè, perchè lo è. Di nuovo, siete mai stati alle superiori? Pensate che al primo anno sia pieno di ragazzi intelligenti, riflessivi, interessati alla letteratura e possibilmente alla scrittura o che la maggior parte sia invece presa da PlayStation, sport e sesso? Ok, sono stata eccessivamente semplicistica, ma mi pare lampante il motivo per cui il professore, che comunque è al suo primo anno di insegnamento per cui manca di esperienza e nemmeno per lui è facile ambientarsi in una situazione in cui la maggior parte degli studenti ti ascoltano solo perchè devono, non perchè gli interessa quanto hai da dire, si affeziona a Charlie, perchè vede in lui qualcosa...
E poi la critica riguardante il consumo eccessivo di sigarette e droga. Eccessivo? Charlie si trova a stare in compagnia di ragazzi più grandi, disadattati, e lui stesso è problematico. Davvero ci stupiamo dell'allegria con cui si fanno le canne o gli acidi? E' stato lo stesso per me e per tutta le gente che ho conosciuto (per alcuni le canne, per altri gli alcolici, per altri ancora acidi o droghe più pesanti). Insomma, gli adolescenti si sballano, è un dato di fatto. Perchè stupirsene?
L'unica cosa con cui mi posso trovare abbastanza d'accordo è che Charlie a volte è fino troppo ingenuo, e piange troppo, cioè si comporta come un ragazzino più giovane dei suoi 16 anni. Una giustificazione per questo direi che potrebbe benissimo essere il suo stato emotivo, dato che viaggia costantemente sul confine tra la sanità mentale e i crolli, date le esperienze traumatiche che lo hanno segnato (la morte della zia e il suicidio del suo amico Michael), e data l'ombra nera del suo passato che viene svelata solo nelle ultime pagine. Insomma, è vero, poteva farlo piangere un po' meno spesso, ma la cosa secondo me non da particolare fastidio (o forse sono io che, dopo aver finito David Copperfield dove TUTTI piangono in continuazione per qualsiasi ragione, non ci faccio più troppo caso).
Comunque, consigliatissimo. Avrei voluto leggerlo quando è stato pubblicato, nel '99. Avevo finito le superiori solo da 4 anni, e avrei sentito la storia ancora più vicina.
"Ognuno di noi accetta l'amore che pensa di meritare."
"È sorprendente tenere sul palmo della mano ogni singolo libro.Sono tutti i miei preferiti. Tutti."
"Sono convinto che ognuno di noi dovrebbe avere degli acquerelli, una poesia magnetica e un'armonica."
"Immagino che siano tanti i fattori che ci fanno essere come siamo. Molti, forse, non li conosceremo mai. Ma, anche se non possiamo essere noi a decidere da dove veniamo, possiamo scegliere la nostra meta. Ci sono altre cose che possiamo fare. Cercando di sentirci a posto.
Penso che, se avrò dei bambini, e mi capiterà di vederli agitati, non dirò loro che in Cina la gente muore di fame, o roba del genere, perché ciò non servirebbe a calmarli. E anche se ci sono persone che stanno peggio di te, ciò non toglie che tu abbia la tua vita. Bella o brutta che sia. (...)
In effetti, non credo che la mia situazione sia migliore o peggiore della sua. Non lo so. È soltanto diversa. Forse è giusto considerare le cose in prospettiva, ma a volte credo che l'unica prospettiva sia il fatto di essere presenti. (...) Perché è ok sentire delle cose. Ed essere se stessi."
Penso che, se avrò dei bambini, e mi capiterà di vederli agitati, non dirò loro che in Cina la gente muore di fame, o roba del genere, perché ciò non servirebbe a calmarli. E anche se ci sono persone che stanno peggio di te, ciò non toglie che tu abbia la tua vita. Bella o brutta che sia. (...)
In effetti, non credo che la mia situazione sia migliore o peggiore della sua. Non lo so. È soltanto diversa. Forse è giusto considerare le cose in prospettiva, ma a volte credo che l'unica prospettiva sia il fatto di essere presenti. (...) Perché è ok sentire delle cose. Ed essere se stessi."
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