Il Laureato, di Charles Webb





 "Tutte le cose che ho fatto non sono niente. Tutte le onorificenze. Le cose che ho imparato. 
Tutt'a un tratto mi sembra che nessuna di esse abbia per me il minimo valore."


Non ho mai visto il film (ma rimedierò al più presto), e ne sono felice perché so che è un cult, avendolo visto prima di leggere il libro mi sarei di certo accostata al romanzo con determinate aspettative e conoscendo già lo svolgersi degli avvenimenti. Avrei quindi potuto pensare che il romanzo non mi piacesse a causa di queste premesse. Invece di aspettative non ne avevo (se non qualcosa di vago, del tipo "se il film è così famoso, probabilmente il libro sarà buono"), ed ero assolutamente vergine riguardo la storia (ok, tutti sanno la trama in generale - una storia tra un giovane laureato e una donna più grande e sposata, la famigerata signora Robinson - e ovviamente anch'io ne avevo un'idea, ma tanto questa "tresca" si rivela essere, con mia grande sorpresa, solo una minima parte del romanzo, diciamo solo il calcio d'inizio per gli avvenimenti successivi).

Ho odiato questo romanzo. Davvero. Sono pochi i romanzi che arrivo ad
odiare, e in questo caso un po' mi dispiace anche perché insomma c'è una vaga denuncia dell'ipocrisia borghese (beh, più o meno), e il fatto che Ben praticamente esca di testa a causa di un probabilissimo esaurimento nervoso - dovuto al fatto che è sempre stato il figlio perfetto, lo studente modello, il gioiello dei suoi genitori, che lo esibiscono agli amici senza mostrare alcun ritegno verso il suo stato d'animo - e decida di mandare a quel paese la sua vita è sicuramente un buono spunto. Anzi, un ottimo spunto. Solo che viene approfondito nel modo peggiore possibile.

Ben è odioso, sembra un adolescente incazzato con il mondo. Ok, forse è davvero incazzato con il mondo (anche se più che altro sembra uno a culo con il mondo, perdonatemi il linguaggio ma rende l'idea), ma non hai modo di entrare in empatia con lui perché non hai idea di cosa provi, cosa pensi, come se la viva. Insomma, un minimo riesci a intuirlo, ma è tutto molto vago. Puoi capirlo solo se ci sei passato, solo se sai cosa vuol dire essere schiacciati dalle aspettative che gli altri hanno su di te, esserne così tanto soffocati da arrivare a dire "Sai che c'è? Ne ho abbastanza. Sono stufo, arrangiatevi.". Ma poi questa è la mia interpretazione del l'atteggiamento di Ben, basata sul mio pregresso e quindi sul mio punto di vista, magari un'altra persona con un diverso background lo vede in altro modo. Questo perché i personaggi non vengono approfonditi. Ben cazzeggia tutto il giorno, non ha uno scopo, non ha interessi, e ok, è esaurito. La signora Robinson è una bella donna sposata per convenienza (era incinta), che però non è mai stata innamorata di suo marito. È annoiata, vede un bel giochino (Ben) e prova a prenderselo. I genitori di Ben francamente non sono poi tanto male. A parte la chiara mancanza di riguardo verso i desideri del figlio durante le due feste (la festa di compleanno con la muta da sub è allucinante, ma chi non è mai stato messo in imbarazzo dai propri genitori?), sono piuttosto tranquilli: cercano più o meno di capire cosa sta passando per la testa di Ben, e comunque non lo forzano granché... Il signor Robinson è appena accennato, ma sembra una brava persona... Elaine invece... Bah, io davvero non la capisco. Possiamo seguire tutta la sua storia con Ben passo a passo, e francamente non vedo perché lei dovrebbe essere innamorata di lui. Insomma, è uno che dice tre parole in croce, che si comporta come uno stalker impazzito, ed è pure andato a letto con sua madre, e la vuole sposare dopo che hanno passato insieme solo poche ore. Ma che è, scema? Elaine davvero è un personaggio assurdo, sembra una banderuola, non ha alcuna profondità psicologica (non che gli altri...).

Personaggi a parte, il romanzo è scritto con uno stile terribile, le descrizioni a volte sono incomprensibili, le azioni si susseguono in modo folle (ma non in senso positivo), i dialoghi sono assurdi, alcune scene non hanno senso di esistere (giuro che non aggiunge niente di niente alla storia il fatto che Ben faccia il bucato) e altre sono buttate lì così a tirar via (il primo rapporto tra Ben e la signora Robinson).
Il problema di questo libro non è il fatto che non c'è romanticismo (perché dovrebbe? Non è una storia d'amore), non è nemmeno il fatto che non c'è passione (anche se Ben ce ne mette della passione per cercare di ritrovare Elaine - o forse è solo che si è impuntato, cosa che trovo più probabile), è che è scritto davvero male. So che è solo la mia opinione di lettrice, ed è estremamente ed assolutamente soggettiva, ma a sostegno del mio punto di vista vorrei sottolineare un fatto, direi la ragione principale che mi ha fatto venire voglia di lanciare giù il libro dalla finestra in più riprese, ossia: ma in questo romanzo sono tutti sordi? Oppure tutti bofonchiano? No, perché altrimenti non di capisce il motivo dei continui "Eh?", "Come?" e compagnia bella. Signor Webb, parliamone: sul serio, nemmeno nella vita reale la gente chiede così tanto spesso di ripetere, a meno di non trovarsi al gerontocomio, figuriamoci in un romanzo! In alcune parti mi veniva da ridere perché sembrano dialoghi tra deficienti (nel senso di deficitari dell'udito), ma per la maggior parte del tempo avevo voglia di strozzarli.

Insomma, non mi è piaciuto (se non era chiaro), e spero proprio di rifarmi con il film (ne sono certa, adoro Dustin Hoffman). 



Si schiarì la voce e, mentre parlava, cominciò a contare sulle dita. "Capitano della squadra di corsa campestre. Direttore del circolo studentesco. Primo della classe. (...) Condirettore del giornale scolastico. Tirocinante professore. Non ho più dita. E quel magnifico premio."
"Posso farle una domanda?" disse Benjamin, voltandosi improvvisamente dalla sua parte.
"Ma certo."
"Perché si lascia tanto impressionare da tutte queste cose?"

"Per ventun anni non ho fatto altro che andare avanti e indietro tra aule e biblioteche scolastiche, Ora dimmi che diavolo ci ho ricavato."
"Una gran bella istruzione."
"Vuoi prendermi in giro?"
"No."
"Per te, io sono istruito?"
"Sì."
"Be', per me non è così" disse Benjamin, tornando a sedersi. "Perché se è questo che significa essere istruiti, all'inferno!"
"Ben" disse sua madre. "Cosa stai dicendo?"
"Sto cercando di farvi capire" disse Benjamin "sto cercando di farvi capire che ne ho abbastanza di tutto questo."
"Tutto cosa?"
"Tutto questo!" disse lui, allargando le braccia. "Non so che cosa sia ma ne ho fin sopra i capelli. Voglio qualcos'altro."
"Che cosa vuoi?"
"Non lo so."

"Dunque tu hai passato la notte con una prostituta."
"Sì, il giro comprendeva anche qualche prostituta."
"Più d'una?"
"Mi fa crescere nella tua stima?"


"Be', non è molto probabile che passerei la notte con una puttana fetente in un campo pieno di letame gelato se fossi completamente sobrio, ti pare?"


"Sei deluso? O sei semplicemente stanco?"
Ben si alzò in piedi e si asciugò la bocca con il dorso della mano.
"Non so che cosa sono, babbo, e non m'importa molto."

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1 commento:

bagninobranda ha detto...

Sono d'accordo con te su tutto quello che hai scritto. è un libro assolutamente stupido. Non capisco come abbiano potuto farci addirittura un film. Anche se il film è riuscito decisamente molto meglio. Un po' come il libro "Gente comune" che fa assolutamente schifo, però Robert Redford ne ha fatto un ottimo film. E poi dicono che il libro è sempre meglio del film...beh non in questi casi.
I dialoghi sono davvero imbarazzanti. Benjamin è il personaggio più antipatico che ho mai letto. E non capisco la morale o l'insegnamento del film. L'unica cosa che mi ha fatto riflettere è che ci sono davvero tanti ragazzi sfigati come Benjamin che si innamorano della prima ragazza incontrata e mollano tutto per sposarla, senza lavoro una casa e un'istruzione completa.