Tutti Mi Danno Del Bastardo, di Nick Hornby





Il motivo per cui Charlie non si sentiva offeso come avrebbe potuto era che non aveva la coscienza pulita, non del tutto: c'erano l'infedeltà, l'alcol e la colpevole estraneità alla vita famigliare. Farsi insultare su una testata nazionale senza cercare di controbattere era di fatto un ottimo modo per ricominciare da zero. Sperava che, alla fine di quella storia, il suo scoperto spirituale sarebbe stato ripianato e lui avrebbe potuto tornare a usare il bancomat.


È un racconto intelligente, ben scritto, che contiene se non un monito, perlomeno una fondatissima preoccupazione sul ruolo che hanno i media e i social nella nostra vita, su quanto abbiamo imparato a farci liberamente i fatti degli altri e con che facilita esprimiamo giudizi pur non avendo tutte le informazioni che ci servirebbero per farlo. Il protagonista del racconto si separa dalla moglie, e questa ne approfitta per farsi assegnare una rubrica settimanale intitolata BASTARDO! in cui, letteralmente, sputtana
liberamente l'ex marito raccontando a migliaia di lettori tutte le sue mancanze come marito, padre e amante. Questo, chiaramente, gli causa qualche difficoltà...

Non mi dilungo oltre, anche perché non voglio correre il rischio che il mio commento diventi più lungo del racconto stesso, aggiungo solo che la lettura è piacevole e offre qualche spunto di riflessione, ma giusto di un racconto breve si tratta, ed è vergognoso che nell'edizione italiana sia stato magicamente tramutato in un libro vero e proprio e venduto ad un prezzo da romanzo. 


La verità era che Helena non posteva sapere se lui fosse un bastardo o no. Era facile trattare bene una bella donna al tavolo di un ristorante. Le angosce cominciavano dopo, con i figli e la stanchezza e il monotono tran tran del matrimonio e della monogamia.

Tutti ci ridevano sopra. Le storie di famiglia erano questo: il racconto divertente dei disastri e dei casini.

Non aveva mai capito le polemiche sugli sms come mezzo per comunicare l’interruzione di un affaire sessuale, soprattutto se di quella durata e intensità. E non solo li giustificava quando era lui a mandarne, gli sarebbe stato bene anche riceverne. Gli sms erano puliti puliti e inequivocabili, e non serviva guardarsi negli occhi.

Tutte le altre cose di cui aveva scritto Elaine non erano errori. Erano espressioni di chi era Charlie e di com'era diventato, e lui non avrebbe potuto farci nulla, a parte ripercorrere i propri passi all'indietro fino a quando aveva quindici anni o dieci o tre e ricominciare da capo.

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