Una Banda di Idioti, di John Kennedy Toole




"(...) mi accompagno soltanto con miei pari o nessun altro,
e siccome non ho pari, sono sempre solo."


"Quando viene al mondo un genio autentico, lo si può riconoscere dal fatto che gli idioti sono tutti coalizzati contro di lui." Nelle parole di Jonathan Swift troviamo la base del romanzo.
Avete presente quelle storie in cui c'è un eroe, di solito bello o comunque piacevole, dai nobili valori e forti aspirazioni - che siano una carriera, l'amore di una donna, l'affermazione - che, sostenuto da qualche fedele amico e dal lettore appassionato, avanza faticosamente attraverso varie vicissitudini per poi trionfare alla fine, moralmente più ricco e interiormente cresciuto?
Ecco, scordatevelo: nel libro di John Kennedy Toole non succede niente di tutto questo.

Ignatius J. Reilly è un personaggio odioso
, pomposo, volgare nell'aspetto e nelle continue espressioni corporali, fermamente e felicemente antisociale, che passa il suo tempo chiuso in una camera sporca e disordinata fino a dedicarsi all'onanismo e a scrivere pagine su pagine di quello che ritiene diventerà un capolavoro, facendosi mantenere dalla madre Irene, che l'ha protetto e giustificato per tutta la vita ottenendo nient'altro che di diventare la sua serva.
A causa di un incidente con la polizia che avviene davanti a dei grandi magazzini (dato il suo aspetto "vagamente" fuori dall'ordinario, Ignatius viene avvicinato da un agente insospettito, che nel tentativo di verificare la sua identità scatena le ire dello stesso Ignatius e di un vecchietto, che verrà arrestato per aver dato del comunista al poliziotto.
Questo incipit da il calcio di avvio ad una serie di situazioni e di personaggi esilaranti sullo sfondo della New Orleans degli anni '60.

Trovo che sia un libro geniale, e anche molto coraggioso, perchè è davvero difficile creare un protagonista che sai che tutti odieranno, e rimanergli fedeli fino alla fine. La tentazione di uno scrittore potrebbe essere quella di farlo maturare, di fargli perdere un po' della sua odiosa baldanza o perlomeno di farlo diventare un pochino più gentile, invece Toole ha avuto il coraggio di portare il suo detestabile Ignatius, con tutte le sue manie, i suoi sotterfugi, le sue bugie, fino alla fine. Perchè, se c'è una cosa di cui Ignatius è convinto, è che sia la società ad essere sbagliata, e che la Fortuna ce l'ha così tanto con lui da averlo fatto nascere in un'epoca sbagliata, lui che è un nostalgico del medioevo e un fedele ammiratore di Boezio, ed invece è costretto a vivere in una società volgare, priva di "geometria e teologia", cirondato da idioti che non lo capiscono e sabotano i suoi tentativi di innalzarli verso nuove vette sociali, come avviene nell'episodio della rivolta in fabbrica o quando tenta inutilmente di fondare un partito di gay e travestiti per portare la verità al mondo.
Il personaggio di Reilly è troppo antipatico e pieno di sé, perfino esteticamente ripugnatne, per suscitare simpatia da parte del lettore, niente di quello che fa può farci affezionare a lui, eppure... eppure quando finisci il libro ti rimane dentro, lui e tutta la combriccola di folli che lo circondano. Credo che i personaggi che mi sono stati più simpatici in tutto il romanzo siano stati la signorina Trixie, povera vecchietta decrepita che vorrebbe tanto andare in pensione (ma la moglie del titolare della fabbrica dove lavora, la signora Levy, quando non è presa dal suo massaggiatore o dall'offendere il marito, si improvvisa psicoterapeuta e decreta che la signorina Trixie subirebbe un tracollo se venisse mandata in pensione, così costringe il marito a tenerla al lavoro, anche se la vecchietta a momenti non sa nemmeno dove si trova e passa il suo tempo a dormire sulla scrivania), e l'agente Angelo Mancuso, preso di mira dai suoi superiori e costretto a vagare per la città nei più assurdi travestimenti, alla ricerca di un "colpo" che finalmente lo riabiliti agli occhi del sergente. Ma alla fine tutti ti rimangono impressi nel cuore, da Darlene e il suo pappagallo spelacchiato, a Santa Battaglia con i suoi tentativi di liberare Irene Reilly dall'oppressione del figlio, a Burma Jones, moderno schiavo costretto a lavorare per non essere arrestato per vagabondaggio, alla prodigiosa Myrna Minkoff, che Ignatius considera la sua nemesi, sempre pronta a scandalizzare e sconvolgere il mondo con una nuova battaglia a base di sesso, mittente di lettere provocatorie in cui incoraggia Ignatius a fare sesso e a spiccare il volo dalla casa materna.

La vera banda di idioti però è composta da quegli editori che hanno rifiutato la pubblicazione del romanzo sia quando a spedirlo era John Kennedy Toole, sia quando, dopo il suo suicidio avvenuto a soli 32 anni, l'impresa è stata portata avanti dalla madre Thelma che, avendo trovato il manoscritto tra le cose del figlio e giudicandolo un capolavoro, non si è data per vinta finché non è riuscita a destare l'interesse dello scrittore Walker Percy, che finalmente riuscì a farlo pubblicare undici anni dopo la morte di Toole. L'anno successivo alla pubblicazione (1981), il romanzo vinse un Premio Pulitzer per la narrativa, e venne finalmente consacrato tra i classici della letteratura americana del XX secolo. Tanto per dire che essere rifiutati da svariati editori non significa necessariamente aver scritto qualcosa di poco valore. Così, una considerazione en passant.

Interessante è anche il fatto che non ne è mai stato tratto, ad oggi, un film. Il progetto originale, del 1982, prevedeva John Belushi nei panni di Ignatius J. Reilly e Richard Pryor come Burma Jones, ma purtroppo Belushi morì di lì a poco e il progetto, naturalmente, saltò. In seguito, si parlò di John Candy, Chris Farley e infine Will Ferrell, che nel 2005 sembrò essere quello più vicino a portare finalmente in scena il mastodontico personaggio di Toole (e, almeno a teatro, ce la fece, in una versione che avrei davvero voluto vedere e che includeva un cast interessante, che annoverava fra gli altri Paul Rudd come agente Mancuso, Jesse Eisemberg come George, Kristen Johnston come Lana Lee), ma per problemi legati ai diritti d'autore non se ne fece nulla.
Ultimamente (2012), si è rumoreggiato di un Zach Galifianakis per il ruolo di Ignatius, ma sono passati ormai quasi due anni da questa notizia e che io sappia non ci sono stati sviluppi significativi. Chissà, forse è vero che la storia è un poco maledetta, speriamo che la Fortuna voglia finalmente arridere a Ignatius e gli conceda di mostrarsi, in tutta la sua possenza e i suoi baffi, al mondo sul grande schermo, magari la pellicola andrà in onda anche al Prytania Theater di New Orleans, il cinema in cui Ignatius, e forse anche lo stesso Toole, amava rifugiarsi.


"(...)Io sono un anacronismo vivente; questa gente lo capisce e mi diventa ostile."


"(...)'Cercasi elemento dinamico, fidato, portato ai contatti umani'. Signore santo, vogliono un mostro! Temo che non potrei mai lavorare per una ditta che ha una tale visione del mondo."
 

Vedete, Myrna era terribilmente impegnata socialmente; io, d'altra parte, più vecchio e più saggio, ero terribilmente disimpegnato.


"Mi rifiuto di “cercare nuovi traguardi”. L’ottimismo mi dà il voltastomaco; è perverso. Sin dalla sua caduta, l’uomo è sempre stato in condizioni disperate."


"Il cibo in scatola è proprio roba perversa" disse Ignatius. "Io penso che tutto sommato sia dannosissimo anche per l’anima." (...) "Non mangio mai cibo in scatola: una volta che mi capitò di farlo, sentii che l'intestino stava cominciando ad atrofizzarsi".
 

"Ignatius, non pensi che sarebbe meglio per tutti se tu ti prendessi un periodo di riposo e ti ricoverassi all'ospedale?"
"Per caso intendi dire nel reparto psichiatrico?" domandò Ignatius in tono furioso. "Pensi che sia matto, vero? E pensi che uno psichiatra qualunque possa essere in grado di sondare le profondità della mia psiche?"
"Pensaci, Ignatius, avresti la possibilità di prenderti un periodo di riposo e magari di scrivere quanto vuoi."
"Sì, e così quelli là tentano di sicuro di trasformarmi in un idiota che guarda la televisione e mangia cibi surgelati. Ma non capisci che la psicanalisi è peggio del comunismo? Io mi rifiuto di farmi fare il lavaggio del cervello. Non voglio diventare un robot!"
"Ma Ignatius, loro hanno aiutato tanta gente a guarire!"
"E tu pensi che io debba guarire da qualche cosa?" tuonò Ignatius. "E poi, tanta gente si sente anormale solo perché non apprezza l'ultimo modello di automobile o la nuova profumazione di uno spray e loro non fanno altro che rinchiuderli, a scopo di esempio e di ammonizione a tutti gli altri membri della società. I manicomi di questo paese sono pieni di povere anime che semplicemente non sopportano la lanolina, il cellophane, la plastica, la televisione e i lotti edificabili".



 


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1 commento:

Baol ha detto...

L'ho letto a fine 2010, se non ricordo male...

...gran bel libro :)