"Io sono qui per dire che non riconosco il diritto di
nessuna persona su un singolo minuto della mia vita, né su una sola
particella della mia energia."
Non posso dire che il libro della Rand mi abbia lasciata indifferente. Al contrario, sebbene non condivida la sua visione politico/social/filosofica (documentandomi durante la lettura, ho scoperto che Ayn Rand è la fondatrice sell'Oggettivismo, una corrente filosofica che plaude l'individualismo e condanna il socialismo. Diciamo che si tratta di un ramo un po' "di nicchia", perché non è quasi per niente conosciuta da noi, e vabbè, ma anche in patria - acquisita, dato che la scrittrice è russa di origine, e si è trasferita negli USA da ragazzina - è molto poco studiata. Tuttavia, La Fonte Meravigliosa ha avuto un grande successo ed è considerato tra i più importanti classici moderni della letteratura americana), e sebbene non mi interessi praticamente per niente di architettura, la storia mi ha comunque coinvolta e mi sono ritrovata a scorrere abbastanza velocemente le quasi 700 pagine del romanzo liberamente ispirato alla vita di Frank Lloyd Wright, celebre architetto che tra i massimi esponenti dell'architettura cosiddetta "organica", e che tutti conoscono per aver progettato il Guggenheim
Museum di New York (andandomi a guardare le foto delle opere in rete, sono rimasta folgorata dalla casa chiamata Fallingwater, o "Casa sulla Cascata", considerata a ragione uno dei posti "da vedere prima di morire" dal magazine dello Smithsonian, e la migliore opera americana di architettura di tutti i tempi. Una riproduzione della stessa è stata creata per il film "Intrigo Internazionale").
Il protagonista di un libro è un giovane architetto anticonformista di nome Howard Roark. Roark ama lo stile moderno, lineare, integrato con l'ambiente e con lo scopo per cui l'edificio viene progettato. Si muove però in un ambiente che gli è avverso, in quanto l'architettura dominante privilegia quasi esclusivamente lo stile classico, per cui perfino un grattacielo non è completo se non ha delle colonne doriche o qualche decorazione che vada a ricordare un tempio greco. Roark è un giovane intelligente e di grande talento, instancabile e dedito esclusivamente (e intendo proprio esclusivamente) a perseguire il suo desiderio di creare belle opere architettoniche, ma tutti gli chiedono un compromesso: potrà mettere la sua firma su grandi lavori, potrà fare successo e un sacco di soldi, solo se accetta di modificare leggermente i propri progetti aggiungendo qualche dettaglio classico per accontentare il gusto della maggioranza. Roark piuttosto di scendere a compromessi preferisce fare la fame, addirittura ad un certo punto abbandona New York per andare a spaccarsi la schiena in una cava, ma per lui va bene così, non si lamenta mai, non dice mai "vabbè, solo per stavolta...". No. O le cose si fanno a modo suo, o non gli importa farle.
Perché l'eroe di Ayn Rand è l'espressione della sua filosofia, è l'uomo incorruttibile che persegue il suo sogno con tutto se stesso, che agisce in base ai propri ideali e alle proprie convinzioni senza metterli mai in dubbio pur essendo in netta minoranza, che addirittura arriva a violentare una donna (vabbè, lei ci stava, anzi non vedeva l'ora, ma non so se lui non l'avrebbe fatto comunque altrimenti. Perché la Rand stessa ha detto che lui percepiva Dominique come una sua proprietà, per cui non si poneva neanche il problema del fatto che lei fosse d'accordo o meno) perché nella sua visione ci sono lui e i suoi desideri al primo posto, e il resto del mondo molto dopo.
All'inizio del libro si seguono le storie parallele di Roark e di Peter Keating, altro talentuoso giovane architetto compagno ed amico di Roark all'università. Keating agisce all'opposto di Roark, è il re dei compromessi, delle sviolinate, dell'arrivismo a qualunque costo (diciamo soprattutto a costo della propria integrità). Keating aspira ad essere riconosciuto, lodato, amato (dal suo capo, dalla figlia bella e algida del suo capo, dall'influente opinionista zio della sua fidanzata, insomma da chiunque lui ritenga meritevole. Ma più di tutti, aspira ad essere ammirato e invidiato da Roark, mentre questi è del tutto indifferente al suo successo). Keating, diciamo, sceglie la via facile, e infatti in breve raggiunge un grandissimo successo, e viene considerato tra i migliori architetti d'America, mentre Roark è costretto ad abbandonare New York in povertà dopo aver rifiutato di lavorare a molti importanti progetti che però appunto gli chiedevano alcuni piccoli compromessi - addirittura aiuta Keating in un progetto che gli fa vincere una grande e prestigiosa gara, ma poi si rifiuta di venire associato in alcun modo al palazzo stesso (facendo infuriare Keating che invece temeva di dover comprare il suo silenzio).
La Rand quindi ci mostra la differenza tra integrità e compromesso nel confronto tra questi due personaggi così diversi: Roark di primo acchito lascia tutti sempre sconcertati, perché non si cura di nessuno, non cerca di accattivarsi simpatie, non è quasi mai gentile (eppure vediamo che con che stima, è sempre presente); solo quelli un pochino più illuminati riescono ad apprezzarlo, e questi di solito ne rimangono ammaliati. Keating invece è quello che consiglia a Roark "Sii sempre quello che gli altri desiderano che tu sia. Solo così tu puoi muovere i filo e ottenere dai tuoi simili tutto quello che vuoi."
Ma la vera nemesi di Roark nel romanzo probabilmente è Ellsworth Toohey, la personificazione del male secondo la filosofia oggettivista della Rand. Ellsworth Toohey è lo zio della fidanzata di Peter Keating. È una specie di opinionista, tuttologo, che pubblica una rubrica di successo su un quotidiano e che ha scritto un libro sull'architettura. Toohey è un socialista che sembra prendersi a cuore le cause popolari più disparate, sembra fare tutto solo per il bene degli altri, ma in realtà è un abile manipolatore che svilisce quelli più deboli e ha come scopo il dominio della massa. Per la Rand, Toohey è l'equivalente del diavolo nascosto dietro una facciata di altruismo (ricordiamo che per la filosofia della Rand l'altruismo è sbagliato - altruismo no, generosità ok - perché nessuno deve sacrificarsi per gli altri o mettere altri da sé al primo posto, perché "Il perseguimento del proprio interesse razionale e della propria fecilità è il più alto scopo morale della sua vita." - nel rispetto degli altrui diritti- e il Capitalismo è l'unica forma politica-economica che debba esistere) ("Di tutti gli appellativi affibbiatigli, egli preferiva questo: Ellsworth Toohey l'umanitario").
Poi c'è Dominique Francon, che ho trovato il personaggio più complesso di tutto il romanzo. Dominique è la versione secondo Ayn Rand dell'Eroina. Bellissima ma di una bellezza delicata, fragile, quasi eterea, intelligente, sagace, ironica, ricca fin dalla nascita, non sopporta la società in cui è cresciuta, odia la gente, non si è mai innamorata ed è frigida negli approcci sessuali (certo, finché non incontra Roark, l'unico uomo per cui possa provare emozioni). Inizialmente il suo rapporto con Roark è quasi esclusivamente fisico, violento, assoluto, distruttivo, quasi malato (""Lei sa che io la odio, Howard" proseguì "la odio perché la desidero, e non posso desiderare che lei. Ma lotterò contro di lei, perché lei sia avvilito, piegato, distrutto. Pregherò perché lei possa soffrire e pregherò - le dirò anche questo - anche se io non credo in nulla e non so a chi rivolgere la mia preghiera. Tenterò di bloccare ogni suo passo. Le nuocerò nella sola cosa che abbia valore per lei: il suo lavoro. Cercherò di farla morire di fame, di strangolarla, di piantare un cippo di confine tra lei e il suo spazio vitale. Oggi ho cominciato a combatterla e questo è il motivo per cui dormirò con lei stasera, se lei vorrà. Oggi ho fatto di tutto per nuocerle. Lo farò ancora. E verrò da lei ogni volta che io l'avrò battuta. Voglio essere posseduta, non da un amante, ma da un avversario che distrugga la mia vittoria su di lui, non rendendo colpo per colpo, ma col contatto del suo corpo contro il mio. Questa è la ragione per cui io la voglio. E questa sono io.").
Subito però subentra la stima reciproca, addirittura una forma di venerazione da parte di Dominique che vede Roark come un eroe splendente e puro contro un mondo ignorante e meschino che lo combatterà sempre. Per questo, nonostante i due si amino e sentano di possedersi, rinunciano a stare insieme e lei che fa? Si sposa con un altro. E lui allora di incazza? No, perché ritiene sia giusto così per proteggerla. Il momento in cui si dichiarano reciproco amore è l'apoteosi delle seghe mentali filosofiche (senza offesa per la Rand). Forse sono io che sono gretta e terra terra, ma mi è venuta voglia di prenderli a schiaffi e urlargli in faccia "ma che cacchio dite???!"
("Ti amo, Dominique. Egoisticamente come il fatto che io esisto. Egoisticamente: come respirano aria i miei polmoni. Respiro per necessità, per sopravvivere. Ti ho dato non il mio sacrificio e la mia compassione, ma il mio io è il mio bisogno di te. Questo è il solo modo in cui tu puoi desiderare di essere amata. Questo è il solo modo in cui io posso volere che tu mi ami. Se ti sposassi ora, riempirei tutta la tua esistenza. Ma ora non lo voglio perché tu stessa non lo sopporteresti e non mi ameresti più. Per sviscerare il 'ti amo' bisogna prima saper sviscerare l'io. Io quindi non ti fermerò ora. Ti lascerò ritornare da lui. Non so come passerò questa notte, ma la passerò. Ti voglio mia, perché io son tuo come si è della morte, e perciò tu devi imparare a non temere il mondo. Quando l'avrai imparato, ritornerai da me. Essi allora non potranno più distruggerci.")
E poi c'è Gail Wynand, il colosso dell'editoria, prprietario del giornale per cui scrivono sia Toohey che la Francon. Wynand è il re dello scoop, il prototipo del self made man. "Quando non ci sono notizie, bisogna saperle inventare" è il suo motto.
Wynand, che si diverte a ridurre in bancarotta persone dalla 'integrità immacolata', per poi costringerle ad andare contro le proprie idee e i propri ideali, per dimostrare che ogni uomo si può comprare, se il prezzo è adeguato.
Poi conosce Roark, e ne rimane estasiato. Ama ripetergli che hanno iniziato entrambi dallo stesso punto, in basso. Ma Roark non è mai sceso a compromessi, non si è mai venduto e sa bene che mai lo farà. Wynand invece ha fatto del compromesso, del vendersi, la sua vita, e così ha costruito la sua fortuna, il suo impero, pubblicando giornali pieni di spazzatura perché questo è quello che vuole l'uomo comune, esaltando schifezze teatrali fino a farne un successo e demolendo opere d'arte architettoniche fino a mandare in fallimento chi le ha create. Perchè, giusto o sbagliato che sia, se lo dice un mezzo il giornale dev'essere vero (un'intensa riflessione sul potere persuasivo dei mezzi di comunicazione di massa, e sulla mente degli uomini-pecora incapaci di ragionare con la propria testa). Per questo, quando si trova a conoscere Roark ne diventa quasi ossessionato, forse perché lui è quello che Wynard ha scelto di non essere (di nuovo, un altro che ha scelto la via più facile, quella del compromesso).
Diciamo che in linea di massima questo è quello che avviene nella prima metà del romanzo. La seconda metà è la parte dove il pensiero filosofico della Rand viene esplorato più nel dettaglio (ci sono lunghi monologhi, in particolare quello di Roark sul banco del tribunale, in cui il romanzo in sé viene quasi dimenticato in favore dell'esposizione delle idee dell'autrice), ed è chiaro come la storia in sé sia davvero poco più di un pretesto per spiegare in modo appassionato l'oggettivismo. Questo forse è il problema principale del romanzo in quanto tale: i personaggi sono estremi, alcuni dialoghi o situazioni sono esagerate ed irreali, proprio perchè funzionali alla filosofia Randiana. ma questo non va a nuocere più di tanto la lettura della storia in sé, che rimane comunque scorrevole e sempre interessante.
Non approfondisco ulteriormente gli sviluppi della trama, perchè non voglio togliere il gusto della sorpresa a chi deciderà di leggerlo.
Trovo che "La Fonte Meravigliosa" sia un grande inno alla creatività, al perseguimento dei propri obiettivi, al cercare uno scopo nella vita e portarlo fino in fondo. E' un libro che sono felice di avere letto, perchè mi ha dato di che riflettere. Non condivido la filosofia oggettivista: i concetti espressi dalla Rand sicuramente sono di valore se presi con le pinze e relativizzati. Una società fondata sull'egoismo ed il capitalismo sfrenato non rappresenta il mio ideale, e la Rand sembra dimenticare che esiste una via di mezzo tra il cedere il controllo della propria vita agli altri e il fare solo tutto quello che ci rende felici. Comunque, non è questo il post adatto per discutere di filosofia.
Ho letto in giro che il film omonimo è molto bello, non vedo l'ora di vederlo.
"Essi videro la propria grandezza inesistente divenuta reale negli occhi di lui."
"Le dirò la differenza che c'è tra lei è la statua. (...) Tutto di lei in quella statua serve per sviluppare il tema dell'esaltazione. Ma il suo vero tema è la sofferenza." "Sofferenza? Non mi sembra di mostrarne." "Infatti, non mostra sofferenza. Ma nessuna persona felice ha degli occhi come i suoi, signora."
"Gli uomini vorrebbero che i loro simili fossero specchi in cui riflettere i propri sentimenti e i propri istinti: e il riflesso deve essere reciproco, come l'impressione di infinito che si ottiene mettendo due specchi uno di fronte all'altro in uno stretto passaggio. Riflessioni di riflessioni, echi di echi."
"Gail Wynand appoggiò la bocca del fucile contro la tempia. Sentì la gelida pressione di un anello di metallo contro una vena che pulsava. Null'altro. 'Voglio morire' disse a voce alta, e sbadigliò."
"Qual è l'esperienza più orribile che lei possa immaginare? Per me, è quella di essere lasciato solo, disarmato, in una gabbia, con una bestia feroce o con un maniaco affetto da una malattia che gli abbia divorato il cervello. Lei urlerebbe a quella creatura di non avvicinarsi, di non toccarla, ma vedrebbe quegli occhi roventi guardarla, e comprenderebbe che quel pazzo non sarebbe in grado di intendere. Questo sarebbe il terrore, e questo è quanto grava sul mondo."
"Ha mai sofferto vedendo che i suoi amici migliori apprezzavano tutto in lei, tranne le cose che contano? E perché le cose che sono tutto per noi non sono nulla per gli altri?"
"Non si preoccupi. Sono tutti contro di me, ma io ho un gran vantaggio su di loro: essi non sanno che cosa vogliono, io invece sì."
"La distanza più breve tra due punti non è la linea retta, è l'uomo medio."
"Sii sempre quello che gli altri desiderano che tu sia. Solo così tu puoi muovere i filo e ottenere dai tuoi simili tutto quello che vuoi."
"Lei sa che io la odio, Howard" proseguì "la odio perché la desidero, e non posso desiderare che lei. Ma lotterò contro di lei, perché lei sia avvilito, piegato, distrutto. Pregherò perché lei possa soffrire e pregherò - le dirò anche questo - anche se io non credo in nulla e non so a chi rivolgere la mia preghiera. Tenterò di bloccare ogni suo passo. Le nuocerò nella sola cosa che abbia valore per lei: il suo lavoro. Cercherò di farla morire di fame, di strangolarla, di piantare un cippo di confine tra lei e il suo spazio vitale. Oggi ho cominciato a combatterla e questo è il motivo per cui dormirò con lei stasera, se lei vorrà. Oggi ho fatto di tutto per nuocerle. Lo farò ancora. E verrò da lei ogni volta che io l'avrò battuta. Voglio essere posseduta, non da un amante, ma da un avversario che distrugga la mia vittoria su di lui, non rendendo colpo per colpo, ma col contatto del suo corpo contro il mio. Questa è la ragione per cui io la voglio. E questa sono io."
"Odio l'incompetenza, l'ignoranza, l'inettitudine. Però non le ho combattute, non ho provato il desiderio di dominare la gente o di raddrizzar le gambe ai cani; ho sentito soltanto, imperioso, il bisogno di lavorare a modo e a gusto mio... e di lasciarmi sbranare di conseguenza... se necessario."
"(...) siamo senza dignità quando acconsentiamo ad abolire la nostra volontà, a rinnegare noi stessi. C'è una trinità sacra che dobbiamo rispettare come la Trinità di Dio: noi, la nostra volontà precisa, il nostro egoismo. Nell'immolazione di noi stessi, non c'è che dolore e, quel che è peggio e veramente imperdonabile, dolore sciupato. Kate, perchè ci insegnano che bisogna piegare il capo, che è male imporre agli altri la nostra volontà, che abbiamo bisogno di una dura disciplina di rinuncia che ci freni? Io ho dovuto convincermi che nell'egoismo sta invece una salutare sorgente di vita e di energia, sta la fonte di ogni progresso, sta l'incentivo ad osare. Ammetto che non è facile imporsi questa forza, che non è semplice né agevole fare quello che vogliamo! Ci vuole un grandissimo coraggio per non farsi sommergere dalla volontà degli altri, per far trionfare la nostra!"
"L'uomo che non ha personalità, che vive del riflesso altrui, è una bestia bavosa che bisogna distruggere."
"Lei si chiede perchè l'umanità soffre, perchè insegue un miraggio di felicità che non raggiungerà mai? Se un uomo un bel momento si mettesse a riflettere sinceramente e si chiedesse se non ha mai avuto un desiderio personale, non suggerito da alcuno, troverebbe la risposta. Capirebbe che tutti i suoi desideri, i suoi sogni, le sue aspirazioni, i suoi sforzi sono motivati dagli altri. Egli non lotterebbe veramente nemmeno per ottenere la ricchezza materiale se non vi fosse di mezzo quello che chiamiamo il prestigio. Aspira all'approvazione degli altri, non alla propria. Non trova soddisfazione vera nella lotta, non trova gioia nel successo. Non può dire di nessuna cosa: 'Questo è quello che volevo perchè fa piacere a me, non perchè costringe i miei simili a guardarmi a bocca aperta'. Poi si chiede perchè è infelice. Ogni forma di felicità è individuale."
"Gail, se questo yatch affondasse, io darei la mia vita per salvare la sua. (...) Io potrei morire per lei, ma non potrei e non vorrei vivere per lei."
"Howard, quali sono le ragioni per cui le piaccio?"
Roark lo fissò e comprese che aveva detto tutte le cose che aveva cercato di non comunicare mai a nessuno. Rispose: "Perchè lei non è una persona nata per vivere in funzione degli altri".
"Gli uomini hanno un'arma contro di lei, per difendersi, la ragione. La deve toglier loro. Ma attento! Non dica che la ragione è un male, benché qualcuno abbia detto anche questo e con risultati sorprendenti. Affermi soltanto che la ragione deve esser limitata. Che c'è qualcosa al di sopra della ragione. Che cosa? Nemmeno per questo deve specificare troppo. Il campo è illimitato, inesauribile! Istinto, sentimento, rivelazione, intuizione divina, materialismo dialettico. Se si ficca in un vicolo cieco e qualcuno osa dirle che la sua dottrina non ha senso, sia pronto ad affermare che c'è qualcosa al di sopra del senso, che riguardo a certi argomenti non si deve pensare, ma sentire, e credere. Anestetizzi la ragione, e il gioco è fatto. Il presigiatore deve sapere estrarre dal cappello quello che gli occorre secondo il momento e far sparire quello che lo impaccia. Uno, due, tre, e la ragione non c'è più. Può comandare ad un uomo che fa uso del suo cervello? No, vero? Ebbene, noi non vogliamo uomini che pensano."
"Io sono qui per dire che non riconosco il diritto di nessuna persona su un singolo minuto della mia vita, né su una sola particella della mia energia. Io desidero dichiarare che sono un uomo che non esiste per gli altri."
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1 commento:
"La fonte meravigliosa" è un romanzo che getta il seme e ti può cambiare la vita. A me è successo; e leggendo le recensioni è successo a tanti altri in America, anche ad avanzi di galera. Col tempo, un po' per volta e leggendo gli altri romanzi, mi ha fatto cambiare idea su tante cose. Guardandomi 15 anni dopo, vedo come ero impreparato, immaturo, tanto che la cosa mi imbarazza.
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