Colazione da Tiffany, di Truman Capote





Signorina Holiday Golightly, in transito.



Capita a volte di innamorarsi da un libro fin dalle prime righe. Può capitare perché il linguaggio ti rapisce, o perché un particolare ti colpisce al cuore, oppure una frase buttata lì ti fa scattare qualcosa nel cervello e nell'anima.
Era un po' che non mi accadeva, ma Colazione da Tiffany ce l'ha fatta, mi ha conquistata da subito, fin dalla prima pagina.
La prima cosa che mi ha colpita sono state le descrizioni, soprattutto quelle degli ambienti: in poche parole ben scelte, ci si fa un'immagine mentale chiarissima e anche un filo poetica, e credo che questo sia prova di grandi capacità narrative. Altra cosa, i dialoghi: veloci, privi di inutili voli pindarici, ma non per questo poco informativi.

L'incipit è bellissimo, a mio parere, e forse
è stato proprio questo a conquistarmi: trovo che renda perfettamente l'idea di quanto si possa amare un posto, anche se povero o piccolo o brutto, quando è il primo posto "tuo". Ho abitato in tante case, in vari appartamenti, e so cosa vuol dire quando finalmente trovi il posto che davvero ti appartiene. E mi unisco alla speranza della voce narrante, "Fred", nell'augurare a Holly di aver trovato finalmente la pace in un suo posto. Anche se, forse, certe persone non possono trovare un posto da chiamare casa perché qualcosa che gli brucia dentro non permette loro di fermarsi. Mai.

Holly Golightly è naturalmente un personaggio straordinario, dipinto con precise scelte descrittive che spaziano dal suo aspetto (un poco diverso dalla rappresentazione cinematografica resa da Audrey Hepburn, ma non poi molto, diciamo solo nel colore e lunghezza dei capelli. A parte questo, la Hepburn è davvero somigliante come una goccia d'acqua al personaggio di Capote), alle sue abitudini, al contenuto del suo cestino dei rifiuti.
Sembra un personaggio frivolo, leggero, dedito ad incastrare uomini per farsi mantenere, ma in realtà Holly è un personaggio pulito, fedele a se stesso, e insieme generoso, gentile, leale, fragile nella sua forza, vero fino in fondo, per quanto sia sempre schermata dalle sue bugie e dai suoi enormi occhiali neri, e brilla sullo sfondo della gente che la circonda, uomini che la bramano e fingono di volersi prendere cura di lei mentre in realtà sono pronti a voltarle le spalle non appena la situazione si fa grigia.
Ma Holly non si dispera, non viene sconfitta: si mette il rossetto, gli occhiali scuri ed un vestitino nero e scappa di nuovo verso la libertà e un nuovo mondo ricco di promesse, dove spera di trovare finalmente un posto che le dia le stesse sensazioni di Tiffany. Casa.



"Immagino che mi giudicherete sfacciata. O très fou. O qualcosa di simile."
"Niente affatto."
Parve delusa. "Invece sì. Lo pensano tutti. Io non ci bado. È una cosa molto utile."


"Non mi abituo mai a niente, io. Chi si abitua a tutto tanto vale che muoia."

"Detesto sentire le partite alla radio, ma devo ascoltarle, fa parte della mia istruzione. Sono così poche le cose di cui sanno parlare gli uomini. A chi non piace il baseball devono piacere i cavalli, e, se non gli piacciono né l'uno né gli altri, bene, sono comunque nei guai: non gli piacciono nemmeno le ragazze."

"Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. È una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell'aria superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro, non con quei cortesi signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d'argento e di portafogli di coccodrillo. Se riuscissi a trovare un posto vero e concreto dove abitare che mi desse le medesime sensazioni di Tiffany, allora comprerei un po' di mobili e darei un nome al gatto."

"Tutti devono sentirsi superiori a qualcuno", disse. "Ma è buona abitudine darne una piccola prova prima di esercitare questo privilegio."

"Non si può dare il proprio cuore ad una creatura selvatica; più le si vuol bene, più forte diventa. Finché diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi su un albero più alto. Poi in cielo. E sarà questa la vostra fine, signor Bell, se vi concederete il lusso di amare una creatura selvatica. Finirete per guardare il cielo."

Quando vide la lettera, socchiuse gli occhi e curvò le labbra in un sorriso esile e duro che la fece incommensurabilmente più vecchia. "Tesoro" mi istruì, "vuoi frugare in quel cassetto e darmi la mia borsa? Una ragazza come si deve non legge le lettere di questo tipo senza rossetto."


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2 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

film stramitico.
il romanzo invece mi manca...

Lennie MissSparkle ha detto...

Se vuoi recuperarlo, si legge in un soffio, ed è stata così perfetta la scelta della divina Hepburn per la parte di Holly che mentre leggi il libro viene naturale rifarsi il film in testa. Ho visto da varie recensioni che, tra gli amanti del film, c'è chi ha amato il libro tanto quanto me, e chi invece l'ha odiato, ma io l'ho trovato così simile ad una vera e propria sceneggiatura che davvero non capisco come si possa apprezzare l'uno e non l'altro. Se non era chiaro: te lo consiglio, per me ti piace :)