Shakespeare Scriveva per Soldi, di Nick Hornby




 "Uno che non devia mai da un elenco prestabilito di libri è già intellettualmente morto"


Questa raccolta è il seguito di "Una vita da lettore" (di cui ho parlato in QUESTO post, quasi esattamente tre anni fa), e contiene gli articoli di Hornby per la rivista Believers tra agosto 2006 (l'altro libro si concludeva con il pezzo di giugno 2006) e settembre 2008.

Come mi era accaduto già con la precedente raccolta, sono rimasta affascinata dalle recensioni di Hornby e mi sono segnata diversi titoli da cercare e aggiungere alle mie liste di letture per i prossimi mesi (anni? Ho già una lista pressocché infinita...), tra i quali "Cronache
di una catastrofe" di Elizabeth Kolbert (Hornby ne è rimasto talmente angosciato che mi pare doveroso informarmi a mia volta), "L'amore è un angelo pericoloso" di Francesca Lia Block e "Diario assolutamente sincero di un indiano part-time". Perchè in questa raccolta, Nick Hornby scopre e si innamora di un filone letterario che aveva fino a quel momento ignorato, ossia la narrativa per adolescenti, e negli ultimi mesi legge e consiglia diversi titoli che, a suo dire, sono romanzi stupendi e significativi che, in più, hanno il pregio di essere di facile lettura e, di conseguenza, non pallosi: "E non ho ancora detto tutto del mio viaggio a Washington. là ho scoperto l'esistenza di una cosa che si chiama Alex Award, una classifica dei dieci libri per adulti che la Young Adult Library Services Association ritiene possano piacere ad un pubblico di giovani lettori, e stranamente - e forse anche irragionevolmente - l'idea mi ha entusiasmato. Ovvio che si tratta di un premio lodevole e prezioso e tutto quanto, ma il mio primo pensiero è stato: Cosa?! Ogni anno c'è qualcuno che spulcia i libri per adulti e ne trova dieci abbastanza avvincenti per piacere ai ragazzi? Insomma, dieci libri non pallosi? A me la classifica!" e continua "Chiunque abbia stilato quella classifica, sapeva il fatto suo. Chi altri avrebbe potuto vincere un Alex Award? Dickens di sicuro, con Grandi Speranze e David Copperfield; Donna Tartt, con Dio di Illusioni; Ho un Castello nel Cuore di Dodie Smith; probabilmente Orgoglio e Pregiudizio e Il Grande Meaulnes. Certamente Un Vero Bugiardo, e Il Club dei Bugiardi, e Roddy Doyle per Paddy Clarke ah ah ah!... Insomma, se un libro non è riuscito ad entrare in quella classifica, probabilmente non vale la pena leggerlo."
Da lettrice famelica ma non esattamente snob né tantomeno sufficientemente colta, ho apprezzato molto questa allusione al fatto che un libro, per essere valido, prezioso, importante, formativo e quant'altro, non deve per forza essere scritto in un modo aulico che rasenta l'incomprensibile, mentre sembra che spesso la critica (e certi lettori o sedicenti scrittori) ritengano che l'unico buon romanzo sia quello che solo chi ha preso tre lauree in linguistica e letteratura è in grado di interpretare. Non dico che se un libro mi ammazza di noia, o se ci impiego venti minuti per leggere una pagina perché devo cercare la metà delle parole sul dizionario, automaticamente non sia un buon libro. Dico che la letteratura dovrebbe catturare il lettore, farlo volare con la fantasia, offrirgli informazioni e nuove prospettive, aprirgli la mente e sollevarlo dall'ignoranza, e per fare tutto questo deve essere comprensibile e magari non farti venire nostalgia di Marzullo dopo due pagine. E parlo soprattutto degli autori contemporanei, perchè insomma, se un libro è stato scritto nell''800, è ovvio che linguaggio e ritmo narrativo saranno molto diversi, ma ciò nonostante, alcuni autori morti e sepolti già da un paio di secoli a volte hanno più verve narrativa rispetto ad alcuni contemporanei.
Ok, niente, mi sono lasciata trasportare e sono partita per la tangente, scusate!

Come suo solito, oltre che di libri Hornby parla molto di sport e del suo amato Manchester United - si prende perfino un mese di pausa senza letture per colpa dei Mondiali. Bè, di quelli e del suo matrimonio - di musica, di film. Anzi, per la prima ed unica volta, nell'articolo relativo ai mesi di Marzo-Aprile 2008, Hornby mette da parte i libri e commenta alcuni film visti in quel lasso di tempo. Tra i titoli, ho apprezzato molto vedere comparire Juno, insieme a This is England, e di Juno dice "Quando leggerete queste pagine, probabilmente si sarà già partiti all'attacco contro Juno e quelli che se ne intendono lo avranno definito troppo accattivante e originale per essere un buon film. Già, ma io sono rimasto fermo al 2007, e noi nel 2007 pensiamo ancora che Juno sia un film affascinante e divertente e che Michael Cera sia un genio della comicità." Sono passati un po' di anni dal 2007, ma Juno rimane un film stupendo e geniale e, per quanto mi riguarda, adoro Michael Cera, per cui Nick ci avevi visto giusto.

Chi è interessato, può continuare a leggere le sue impressioni di lettore QUI, online, almeno finché decideranno di pubblicare una terza raccolta, semmai dovesse accadere. Oppure, su vecchi numeri di  Internazionale (QUI )


"Forse la cosa migliore da fare, con i film e i libri preferiti, è lasciarli stare: se sono riusciti ad esaltarci tanto, significa che sono arrivati nel posto giusto e nel momento giusto della nostra vita, e queste sono condizioni che non si ripeteranno mai."

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1 commento:

Anonimo ha detto...

pensa come l'hai letto questo libro....
Hornby è tifoso dell'Arsenal