La Valle delle Bambole, di Jaqueline Susann


"Se devi fare qualcosa, falla al cento per cento. Mai fare le cose a mezzo."


Mentre mi approssimavo alla fine del libro, ho iniziato a pensare a come l'avrei recensito. Perchè mi sono resa conto, quando ormai mi mancavano circa un centinaio di pagine alla conclusione, che questa storia non mi stava lasciando praticamente nulla se non qualche fredda considerazione su cosa si nasconde dietro il mondo patinato della celebrità. 

Durante la lettura, mi sono sopresa a guardare le attrici per tv e domandarmi
se anche per loro era così, se anche loro si sentivano come Jennifer, amata solo per il proprio aspetto, o come Neely, incapace di gestire la grande fama derivata dal suo enorme talento. Spesso (ma forse sempre, chi lo può sapere?) quello che vede il pubblico è solo una facciata, costruita a dovere da agenti e avvocati, ma subito sotto si cela un mondo di solitudine, tradimenti, pillole per dormire, pillole per dimagrire (l'aspetto è sempre la cosa più importante, anche negli anni '50), pillole per reggere alla fatica, alcol e sigarette in quantità, esaurimenti nervosi e isterismi. Leggendo la storia di Neely (vagamente ispirata, pare, a Judy Garland) e di Jennifer (liberamente ispirata a Carole Landis), la mente corre spontaneamente a Marylin, a Elvis ma anche a Amy Winehouse e Heath Ledger perchè no. A quanto pare, è sempre molto difficile riuscire a sopravvivere in quel mondo senza perderci l'anima. Gli anni passano, ma ben poco cambia.

Riguardo Heath Ledger, ad esempio, su Wikipedia possiamo leggere che "la morte è avvenuta per avvelenamento causato dagli effetti combinati di sonniferi, ansiolitici e analgesici che l'attore stava prendendo dietro normale prescrizione medica", così come dietro regolare prescrizione medica arrivavano a Neely le bambole rosse, gialle, verdi che più di una volta l'hanno accompagnata giù per un baratro autodistruttivo. Forse, come Neely, anche Heath voleva solo dormire un po', riprendersi, staccare, tornare in forma per poter continuare a darsi in pasto ai riflettori. O forse, come Jennifer, non voleva affrontare quello che sarebbe venuto dopo. O magari, voleva solo tirare avanti un po', come Anne, la ragazza ambiziosa arrivata a New York per farsi una vita autonoma e indipendente, arrivata al successo e alla ricchezza con il duro lavoro e senza subire gli effetti negativi della celebrità, che arriva a buttare via la sua vita per l'uomo sbagliato, il mascalzone che la riempie di corna pubblicamente.

Ma a parte alcune considerazioni di questo tipo (e non che non mi fossi mai soffermata a farne: credo che tutti sappiamo che il mondo dei ricchi e famosi è quasi sempre solo apparenza, che spesso chi sembra essere dolce ed ingenua in realtà poi si rivela un'arpia a telecamere spente), il libro non ha incontrato troppo il mio gusto. L'ho trovato alla lunga un po' noioso, alla fin fine è sempre un reiterarsi di comportamenti borderline. Non si riesce a provare una grande empatia con le tre protagoniste, forse l'unica che ho trovato simpatica è Jennifer, così splendida ma pur così dolce e normale.
 
Può essere però che non mi abbia preso molto perchè si tratta di un libro estremamente cinico ricolmo di infelicità, ma di una infelicità auto-procurata. Non so essere troppo indulgente con chi si lamenta continuamente del proprio status, ma poi invece che fare qualcosa per cambiare la situazione, si ributta a capofitto nella solita spirale di distruzione. Per questo motivo, questo libro mi ha fatto spesso arrabbiare più che provare comprensione e compassione per queste tre povere disgraziate. Ad esempio, Anne con la sua cieca ossessione per Lyon Burke si è rovinata la vita. Non provo simpatia per lui (non ce n'è uno davvero a posto, in questo libro), ma quando uno si fa vedere una volta ogni 14 anni, tu comunque non resisti e ci vai a letto lo stesso, e poi per legarlo a te praticamente lo compri e gli fai fare un lavoro che aveva rifiutato (dopo che te l'ha detto in tutti i modi che voleva fare lo scrittore e sentirsi libero), se poi lui inizia a metterti le corna a destra e a manca non è che c'è da stupirsi.

Comunque il libro si legge abbastanza volentieri, ma bisogna essere di buon umore perchè non trasmette sentimenti granché positivi e di certo nessun senso di speranza.

So che il film è molto famoso, ora vedrò di cercarmelo.


"A New York si veniva accettati per quel che si era, come se si fosse appena nati, senza un'eredità del passato da riconoscere o da nascondere."

"Tutti dovrebbero almeno tentare di fare ciò che desiderano. Dopo qualche anno le situazioni della vita e le responsabilità costringono a venire ad un compromesso. Ma accettare un compromesso ora... è come rinunciare prima di cominciare."

"Nessuno dovrebbe rinunciare a un sogno senza dargli una possibilità di avverarsi."

"E ti rendi conto che il tempo è la cosa più preziosa. Perché il tempo è vita. È l'unica cosa che non ci potrà mai venire restituita. Puoi perdere una ragazza e magari riconquistarla, o trovarne un'altra. Ma un secondo... questo secondo... quando è trascorso, è irrevocabilmente scomparso."


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