Non Buttiamoci Giù, di Nick Hornby




In tre parole: bellissimo, coinvolgente, vero. 

Ho letto altri due libri di Hornby - Alta Fedeltà (che ho amato immensamente) e Una vita da lettore (che mi ha trasmesso con chiarezza l'amore di Hornby per la letteratura di ogni genere, la sua grande competenza in materia, e la voglia di leggere e leggere in ogni momento del giorno e della notte) -  e avevo già chiaro come si trattasse di certo un autore che mi piaceva molto. Ma con questo romanzo l'ho promosso seduta stante tra i miei preferiti, nel mio Olimpo personale.
Trovo che, al contrario di come sto scrivendo questa recensione (ho l'italiano che non mi collabora in questo momento), il romanzo sia scritto benissimo. Ho letto recensioni in cui le persone si sono lamentate per la grammatica e la difficoltà di lettura, ma dal mio punto di vista parte della genialità del romanzo deriva proprio dalle scelte grammaticali e lessicali. Hornby dà vita a 4 personaggi molto diversi tra loro, e giustamente si esprimono coerentemente con la loro personalità e il loro livello di istruzione. Dato che la narrazione è strutturata saltando da un PDV all'altro, è ovvio che la lettura possa risultare in alcuni tratti leggermente ostica (non è sempre facile capire di che sta parlando Jess, tant'è vero che non lo capiscono nemmeno gli altri personaggi), ma questo per me non ha tolto alcun valore al romanzo, anzi semmai ne ha aggiunto.

Amo Hornby anche per quello che lui stesso ama, e che viene riproposto in ogni suo scritto: la buona letteratura e la buona musica, che credo apprezzi in egual misura. E poi c'è Londra a far da sfondo alla storia. 

Durante la lettura ho trascritto moltissime citazioni, ma ammetto di essermi dovuta porre un freno, altrimenti avrei rischiato di ricopiare tutto il romanzo...
"Una cosa che avevo imparato nell'ultimo paio d'anni era che non c'è niente che non puoi mandare a culo, se ti impegni abbastanza."

"A me piace sapere che esistono dei posti grandi e senza vetrine dove nessuno gliene frega un cazzo. Devi essere sicura di te stessa per entrare nei posti più piccoli, con i clienti abituali, le piccole librerie e i negozietti di dischi e i ristorantini e i caffè. Io sto al massimo da Virgin Megastore, da Borders, da Starbucks e da Pizza Express, dove tutti si sbattono i coglioni e nessuno sa chi sei. Mia mamma e mio papà stanno sempre a menarla che sono posti senz'anima e io, cioè, capito. E' questo il punto."

"Passiamo tutti tanto tempo senza dire cosa vogliamo perchè sappiamo di non poterlo avere. E perchè sembrano robe rozze, o ingrate, o sleali, o infantili, o stupide. O anche perchè siamo talmente disperati da fingere che le cose siano come devono essere, e sembra una mossa falsa confessare a noi stessi che non lo sono. Su, forza, sputa cosa vuoi. Magari non ad alta voce, se c'è il rischio di finire in un casino (...). Qualunque cosa sia, dilla a te stesso. La verità ti renderà libero. (...) Sopravvivere a qualsiasi vita tu stia vivendo significa mentire, e l'inganno corrode l'anima: quindi, almeno per un minuto, molla le bugie."

"Ma come fa la gente a non dire parolacce? Com'è possibile? In un discorso ci sono tutte 'ste pause, dove per forza devi metterci un 'cazzo' .
Ve lo dico io chi sono le persone più ammirevoli del mondo: i giornalisti dei telegiornali. Se facessi io quel mestiere sarebbe tutto un 'E quei figlidiputtana hanno fatto schiantare quell'aereo del cazzo contro le Torri Gemelle.' Come fai, altrimenti, se sei un essere umano? Magari non sono tanto ammirevoli. Magari sono solo zombie-robot."

"Invece Jen leggeva. Amava i libri... Io, no: a me facevano paura. Mi facevano paura quando c'era lei, e me ne fanno ancora di più adesso. Che cosa avevano dentro? Che cosa le hanno detto quando era infelice e ascoltava solo loro, e nessun altro - né le sue amiche, né sua sorella, nessuno? Sono scesa dal letto e sono andata in camera sua (...). Ed eccoli lì tutti: 'Dio di Illusioni', 'Comma 22', 'Il buio oltre la siepe', 'Il giovane Holden', 'No Logo', 'La campana di vetro', (...) 'Delitto e castigo', '1984',...."

"Quella stessa settimana - il giorno di Natale, a essere esatti - avevo finito Revolutionary Road di Richard Yates, che è un romanzo assolutamente pazzesco. Anzi, volevo buttarmi con quello in mano - non solo perchè sarebbe stato abbastanza figo, e avrebbe dato un tocco mistico alla mia morte, ma perchè poteva essere un buon sistema per farlo leggere anche ad altri" (nota mia: non so se con questa frase Hornby avesse un secondo fine, comunque sia adesso sto leggendo Revolutionary Road, quindi Nick nel caso hai ottenuto il tuo scopo)

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